– La delega era chiara anche se osava invertire il tradizionale ordine dei soggetti: prima di dare risposta alla richiesta dei docenti per ottenere una sede di servizio migliore occorreva assicurare la continuità di sostegno all’alunno disabile. È sempre avvenuto il contrario.
La delega prevista dalla legge 107/15 aveva invece previsto espressamente: “garantire la continuità del diritto allo studio degli alunni con disabilità, in modo da rendere possibile allo studente di fruire dello stesso insegnante di sostegno per l’intero ordine o grado di istruzione”.
Si tratta(va) di una disposizione coraggiosa, che non metteva in discussione il diritto al posto di lavoro dei docenti di sostegno ma soltanto il loro interesse ad avere una sede migliore (diritto e interesse, come si sa, non sono sinonimi). Interesse più che legittimo, fino a quando è compatibile con il buon servizio reso agli studenti con disabilità e alle loro famiglie. Per gli alunni la continuità didattica è invece diritto allo studio.
Lo schema di decreto predisposto dal Miur ha ignorato del tutto la delega su questo punto, forse per non guastare le relazioni sindacali normalizzate per merito della Fedeli.
C’era tuttavia la tenue speranza che il Parlamento rimettesse lo schema in linea con la delega, ma le proposte, anche da parte delle associazioni, non si può dire che siano state determinate. E tanto meno alla fine sono risultate determinanti.
Travisando il senso della continuità di servizio come continuità didattica, molti hanno concentrato l’attenzione e le controproposte sulla previsione contenuta nello schema iniziale che prevedeva una illogica permanenza decennale nel ruolo di sostegno prima di transitare nei ruoli comuni.
Quella previsione è stata opportunamente cancellata nel decreto definitivo.
Quale il risultato finale? Resta la vecchia disposizione dell’obbligo del docente di permanenza quinquennale nel ruolo di sostegno, con diritto a muoversi nell’ambito del sostegno da una scuola all’altra, da un alunno disabile ad un altro: prima l’interesse del docente ad una sede migliore, poi il diritto alla continuità didattica dell’alunno disabile. Noi di Tuttoscuola, nel nostro piccolo e per quanto ci compete, ce l’abbiamo messa tutta per far cambiare le cose, a partire dalla denuncia con una documentata inchiesta giornalistica del caos delle cattedre che ha investito nell’anno in corso gli alunni, in particolare quelli con disabilità, e con numerosi altri servizi e analisi. Peccato aver perso questa occasione.